Fulcro della composizione è Maria, che sorregge amorevolmente il piccolo Gesù in fasce, reggendolo per le spalle con la destra e per i piedini con l’altra mano.
La Vergine è a capo scoperto, con un nastro intrecciato fra i capelli, conclusi in alto da una grossa treccia. Indossa un abito chiaro la cui manica sinistra ampia sino al gomito attorno a cui si attorciglia con belle, naturali pieghe curvilinee, dona luce all’intera scena; da una spalla Le pende un manto azzurro dall’interno grigio, che Le ricopre entrambe le ginocchia.
Alle sue spalle, nella penombra come di consueto, e di dimensioni più contenute, è posto San Giuseppe che reca il ramo fiorito. Alla destra di Maria sono posti due candidi coniglietti. La tavolozza giocata su pochi colori, rende più intima la raffigurazione, vero inno all’amore materno.
Il dipinto è inserito in una cornice lignea di bella struttura architettonica: la cimasa è a timpano spezzato e poggia su un robusto architrave sorretto da due colonne cilindriche con basi in avorio e capitelli finemente scolpiti dello stesso materiale. Le colonne poggiano su grossi plinti modanati, ornati da inserti in lapislazzulo come la base che delimitano; inserti dello stesso materiale decorano i quattro angoli lasciati liberi dal dipinto, l’architrave e la parte centrale della cimasa.
Gli elementi ancora classicheggianti di sapore post manierista e l’accostamento di materiali “preziosi” come il lapislazzulo e l’avorio con il legno scuro, donano al manufatto un’austera eleganza (accentuata dalle caratteristiche del dipinto), tipica del gusto imperante alla corte medicea nel primo ‘600, ambito culturale e temporale nel quale va riportata l’opera in esame.
Una vecchia scritta sul retro fa riferimento per il dipinto al pittore francese Jaques Stella (1596 – 1657), che lavorò a Firenze, al servizio di Cosimo II De’ Medici dal 1619 al 1623, trasferendosi poi a Roma ove rimase fino al 1634, città nella quale si legò d’amicizia con Nicolas Poussin, della cui arte subì l’influenza soprattutto nell’ultima parte della sua attività che svolse fra Parigi e Lione e provincia.