Il Cristo bambino, che reca un globo dorato, attributo tradizionale del Salvator Mundi, indossa una tunichetta rossa sotto un mantello azzurro appoggiato sulla spalla, si erge su di uno sperone roccioso in prossimità di una sorgente e si rivolge a San Giovannino, che appare sorpreso e commosso, con fare benedicente.
La modellazione dell’opera denota un notevole magistero tecnico nella costruzione del pezzo “all’impiedi” ed una sapiente modellazione “a stecca” delle figure, soprattutto nei minutissimi tratti fisionomici e nel soffice panneggio. L’episodio, in quanto confacente alla buona educazione dei fanciulli, godette di larga popolarità in ambito fiorentino fra XV e XVI secolo, grazie anche alle prediche del domenicano Giovanni Dominici, e fu raffigurato più volte da artisti della città toscana, legati all’ambiente domenicano di San Marco, come Baccio da Montelupo ed i Della Robbia, soprattutto Giovanni. È proprio a tale scultore che la critica ha recentemente attribuito un numero notevole di piccole statuette e gruppi plastici in terracotta, anche dipinte “a freddo”, fra le quali, grazie anche alla cordiale, arguta naiveté che la caratterizza, è possibile includere l’opera in esame.