Il manufatto presenta una base a piattello rovesciato ornato da baccellature, unito al corpo tramite una ghiera metallica tempestata di pietre preziose (piccoli diamanti e rubini) intervallate da testine alate smaltate in vari colori. Il corpo si presenta a forma di vaso, sormontato da una croce i cui terminali sono decorati da fasce metalliche con rubini e diamantini incastonati. La parte centrale reca un’apertura centinata che consente di accedere ad un vano contenente una piccola immagine della Vargine, scolpita a tutto tondo, completamente smaltata, con una veste blu a racemi dorati, l’incarnato bianco ed un manto azzurro di cui regge un lembo con la destra e, con la sinistra, trattiene un cartiglio. Maria è circondata da un alone raggiato ornato da rubini, piccoli diamanti e pietre azzurre nei raggi e poggia i piedi su di un quarto di luna impreziosito da rubini.
Nato con tutta probabilità come dono preziopso volto ad arricchire il tesoro di qualche chiesa od abbazia, l’opera in esame si caratterizza soprattutto per l’eleganza della sculturina mariana e della forma architettonica, nonché per l’abbondanza delle piccole pietre preziose delle montature.
L’arte della lavorazione del cristallo di rocca – varietà trasparente e completamente incolore di quarzo – conobbe una notevole fioritura a Milano a partire dal XVI secolo, raggiungendo i vertici più alti grazie all’opera delle Bottega dei Miseroni e dei Saracchi, che dettero vita anche ad una notevole corrente d’esportazione. Da Milano poi, furono numerosi gli intagliatori di cristallo che si diffusero in tutt’Italia, a Madrid e nei maggiori centri del Nord Europa.