Dopo l’anno mille i popoli europei conobbero un notevole fervore innovativo che consentì un considerevole aumento della capacità produttiva ed un’accresciuta ricchezza. Anche il sentimento religioso prese un nuovo slancio con aumentati flussi di pellegrini che percorsero le vie d’Europa diretti verso santuari famosi o in Italia per visitare Roma od imbarcarsi per la Terrasanta. Alla guida di tale rinnovato entusiasmo si posero anche i grandi Ordini Monastici quali i Cluniacensi ed i Cistercensi, cui si aggiunsero i Domenicani ed i Francescani. Tuto ciò comportò un notevole incremento nella costruzione di nuovi edifici religiosi, che dovevano essere adeguatamente dotati di immagini sacre, stante anche l’esigenza da parte dei fedeli di vedere concretizzata in simboli visibili la propria fede religiosa; a tale necessità supplirono specialmente pittori e scultori. Fra gli eventi più rappresentati figura la Maternità della Vergine, fatto in grado di unire la realtà umana a quella trascendentale.
L’iconografia della Madre con il Figlioletto godette di grande popolarità soprattutto in epoca romanica e dette vita alla tipologia delle Madonne dette Sedes Sapientiae, nata in Alvernia e diffusasi poi in tutta Europa, specie in Spagna, al seguito dei pellegrini diretti verso il santuario di Santiago di Compostela. Per rimarcare la divinità della Vergine lo scultore si serviva del Suo sguardo, che doveva soggiogare i fedeli ed anche farli cadere in uno stato di grazia. Tale potere allucinatorio degli occhi lo si otteneva esagerando le proporzioni del globo oculare e dilatando al massimo le pupille con la policromia.
L’impostazione strutturale della nostra scultura richiama quella delle succitate Sedes Sapientiae romaniche (iconografia peraltro di lontana origine bizantina) ma se ne discosta sia da un punto di vista artistico sia nel tipo di rapporto che intercorre fra l’immagine mariana ed i fedeli e quello fra Madre e Figlio. Mentre nelle opere romaniche i due Personaggi Sacri vivono ciascuno di vita propria senza interscambi affettuosi fra loro, nella nostra scultura Maria esprime tutto il proprio amore materno nella mano amorevolmente posata sulla spalla del Figlioletto e lo sguardo gentile rivolto ai credenti sostituisce quello allucinato ed inquisitore che la Madonna riservava ai fedeli nei secoli precedenti, con un atteggiamento maggiormentre in linea con le prediche degli Ordini Mendicanti, volte a valorizzare di più il lato umano della Vergine e del Bambino.
Maria ha il volto di una giovane donna, con fronte spaziosa, sopracciglia sottili ed occhi chiari, naso diritto e bocca piccola e carnosa. Sul capo cinto da una corona gigliata, simbolo del suo status di Regina, è posto un corto velo che le scende sul collo. Sulle spalle la Vergine reca un pesante mantello che si rapprende sulle sue ginocchia per scendere con belle, pronunciate pieghe verso il basso. Maria regge con la mano destra il tradizionale pomo della Nuova Eva, non di rado avvicendato ai simboli del Globo universale o del Giglio. Il Figliolo è seduto sulla gamba sinistra della Madre e dispone le gambine in modo palesemente scalare fra quelle materne, ha capelli lunghi, visino tondo, un mantello regale sulle spalle ed indossa una tunichetta che arriva sino ai piedini, increspandosi in pieghe rigonfie e parallele. Gesù stringe con la sinistra il Libro Sacro ed alza la mano destra in atto benedicente.
La nostra bella immagine mariana, scolpita in un unico tronco di noce tranne l’avambraccio destro della Vergine ricavato a parte poi innestato, mostra un ulteriore punto di forza nella pellicola pittorica, ben conservata negli occhi e negli incarnati, nella veste e nel seggio modanato che mostra ancora resti di una decorazione a cerchietti e residui di pigmento rosso nelle demarcazioni dello scranno.
Si è, nel complesso, di fronta ad un’opera che mostra palesi soluzioni stilistiche proprie dello stile gotico, riscontrabili nella produzione di sculture lignee di tutto il XIV secolo, in particolare in linea con analoghe immagini mariane prossime a quelle coeve della Navarra e specialmente dell’antico regno di Castiglia, tra Valladolid e Burgos, come testimonia anche un certo numero di esemplari conservato presso il Museo Marés di Barcellona.