La Pietà, detta Vesperbild nell’area di lingua tedesca ove tale iconografia ebbe origine agli inizi del XIV secolo diffondendosi poi in tutta Europa, descrive il momento in cui il Cristo, dopo essere stato staccato dalla croce, è deposto sul grembo materno esprimendo non solo l’angoscia della comunità dei fedeli per la morte del Redentore ma anche quella più umana di ogni madre per la perdita del proprio figlio.
La nostra Madonna ha un aspetto giovanile, il viso afflitto ma compunto, stretto dal soggolo che caratterizzava le donne sposate o vedove nel basso medioevo. Un amplissimo manto rosso acceso (simbolo di afflizione) bordato d’oro e foderato di blu le copre il corpo, si distende sulla panca, si allarga con falde decise e per piani compatti verso e lungo la base e si spezzetta infine in numerose ammaccature nel suo bordo dorato a terra.
Il corpo del Cristo è steso sul grembo materno, ha gambe flesse, il capo, non sorretto in alcun modo, innaturalmente in linea con il busto, sommariamente descritto; il braccio destro cade oltre le ginocchia di Maria e quello sinistro poggia sul corto perizoma dal bel movimento incrociato.
I fattori stilistici ed iconografici mostrati del nostro gruppo ne escludono un’appartenenza all’area geografica fiamminga, italiana, spagnola, boema o tedesca e ne indirizzano l’origine verso l’area artistica di influsso francese. La posa di Maria a mani giunte è di influsso borgognone ed è presente soprattutto nella Francia sud-occidentale, fra la Linguadoca, il Roussillon, l’albigese ed il Rouergue. Assai significativo appare ad esempio il confronto fra la nostra scultura e le toccanti Pietà di Rodelle e Beaumont, opere di scultori collegati allo stile dell’autore di almeno una parte del ricchissimo ciclo statuario in pietra calcarea per il coro della Cattedrale di Albi dovuto, come altre opere, alla munifica e diversificata committenza di Luigi I d’Amboise, vescovo di tale citta dal 1474 al 1502.
Le contenute dimensioni della nostra scultura ne indicano una realizzazione per uso devozionale privato; i caratteri costruttivi ed estetici denunciano una collocazione temporale allo schiudersi del XVI secolo.
L’opera è corredata da un esaustivo studi critico di S. Castri.